Lo sci, nelle sue diverse varianti, è uno sport che appassiona moltissime persone.
Divertente e salutare per il corpo e per la mente, lo sci è però un’attività piuttosto complessa e, se non svolta nel modo giusto, rischia di mettere in pericolo chi lo pratica, specialmente se è un principiante.
Il che non vuol dire che si debba rinunciare, ovvio!
Chi ha intenzione di dedicarsi in maniera amatoriale allo sci, deve tuttavia informarsi preventivamente su come iniziare e, soprattutto, farsi seguire da un esperto, almeno le prime volte.
E poi c’è il problema infortuni, proprio di qualsiasi attività fisica è vero, ma certamente amplificato nel caso dello sci, poiché esso comporta una continua e forte sollecitazione dei legamenti ed espone al rischio di cadute (e fratture).
In particolare, la maggior parte degli appassionati si chiede se sia possibile o meno praticare questo sport in caso di menisco rotto o lesionato: vediamo di chiarire.
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Menisco: cos’è, come funziona e dove si trova
Il menisco è una struttura fibro-cartilaginea, dura ed elastica, che svolge l’importante funzione di ammortizzatore all’interno del ginocchio.
Ve ne sono due a ginocchio, quello laterale e quello mediale, situati tra il femore e la tibia.
Quando il ginocchio viene sottoposto a sollecitazioni meccaniche piuttosto gravose, come accade, ad esempio, durante lo sport e, in particolare, nel salto e nella corsa, i menischi distribuiscono i carichi in maniera più regolare e fanno sì che la stabilità roteazionale si mantenga correttamente.
Traumi distorsivi ripetuti e/o di grave entità, possono portare ad una lesione o alla rottura del menisco (è quasi una costante per i calciatori).
Tuttavia anche piccoli traumi continui, specialmente se associati alla fisiologica degenerazione dovuta al naturale processo di invecchiamento del corpo, possono condurre, anch’essi, al medesimo problema.
Rottura o lesione del menisco: si può sciare o no?
Ma veniamo al punto: si può sciare con una lesione o con il menisco rotto oppure è meglio stare a riposo ed aspettare tempi migliori?
La risposta, e pertanto la soluzione, variano a seconda del tipo di problema e, soprattutto, della parte interessata.
In linea di massima la stragrande maggioranza delle lesioni meniscali riguarda il menisco interno; ebbene, nello specifico, tale punto non viene sollecitato più di tanto durante l’attività sciistica, poiché le flessioni del ginocchio, di solito, non vanno oltre un’angolazione di 60/80 gradi.
Ne consegue che questa zona del menisco non viene troppo caricata e quindi non se ne risente in maniera significativa.
Inoltre, quasi sempre le sollecitazioni sono in valgo e c’è la tendenza ad aprire la parte interna del ginocchio comprimendo al contempo quella esterna.
Salvo diversa prescrizione medica dunque, quasi mai il menisco interno obbliga a rinunciare allo sci.
Tutt’altro discorso vale invece in caso di rottura/lesione al menisco esterno, decisamente più coinvolto dai movimenti, che diventano dolorosi e, nella maggior parte dei casi, impossibili da fare.
Soprattutto se il problema è di una certa entità, tranne rarissime eccezioni, si è costretti a rinunciare al proprio sport preferito, che potrà essere ripreso solo dopo essersi sottoposti alle cure previste e aver osservato i tempi di riposo e di recupero necessari.
Come si cura il menisco?
Una volta che le visite mediche e gli esami sia obiettivi che strumentali abbiano accertato una lesione/rottura del menisco, ci si deve sottoporre alle cure idonee.
Oggi si tende meno di una volta ad effettuare interventi demolitivi come l’asportazione totale, in quanto essa comportava danni seri all’arto negli anni successivi all’operazione.
Attualmente si opta per meniscectomie selettive, meno demolitive.
Più il paziente è giovane inoltre, più si cerca di preservarne il patrimonio biologico attraverso innovativi metodi di ricostruzione e sutura meniscale.
Quest’ultima è la scelta d’elezione per le rotture recenti dovute a traumi e, anche se i tempi di guarigione sono più lunghi, così è possibile preservare il ginocchio da futuri ed altrimenti inevitabili danni artrosici.
Nei rari casi in cui l’asportazione sia renda indispensabile, si può ricorrere al trapianto da donatore oppure al menisco artificiale.
Ad ogni modo, oggi gli interventi a carico del menisco sono decisamente meno impattanti e traumatizzanti rispetto a quelli che si eseguivano fino a qualche anno fa: le tecniche artroscopiche e mininvasive utilizzate sono in grado di ridurre significativamente tempi di degenza, dolore e recupero post-operatorio.